News dal tavolo tematico Leggi Regionali - Autonomia Differenziata - PNRR

 

 

Il gruppo che si occupa di Leggi regionali sulla sanità, di Autonomia differenziata e PNRR raccoglie contributi che provengono da diverse Regioni e ha intenzione di allargare il suo raggio d'azione. In particolare, si sta occupando della Riforma sanitaria della Lombardia (Legge 22) e dei suoi collegamenti con la richiesta di Autonomia Differenziata. Non solo: la stessa legge prevede una definizione dei progetti finanziabili dal PNRR come opportunità gestionale per i soggetti privati.  

Nell’ambito della Tutela della salute, in Lombardia, questa autonomia è già una realtà. La richiesta di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia consolida e rafforza le scelte alternative ai principi del Servizio Sanitario Nazionale già compiute dalla Regione a partire dalla l.r. 31/1997. Il processo di differenziazione regionale è, nella sostanza, oggettivamente avanzato e reso concreto e operante con provvedimenti regionali legislativi ed amministrativi con l’assenso tacito del Governo.

La Legge Regionale 22, pubblicata sul BURL il 15 dicembre scorso, dichiara in modo esplicito il concetto di equivalenza tra pubblico e privato. La Legge è un’altra tappa della privatizzazione e della dis-integrazione del Servizio Sanitario Lombardo. Sappiamo bene che il privato concentra i servizi solo su quelli più redditizi e che, dopo quaranta anni di tagli, i campi più depauperati sono stati quello della prevenzione e dell’assistenza territoriale. Questa «interazione» tra pubblico e privato inciderà su un approccio clinico sempre più orientato verso terapie e cure a posteriori e meno sulla prevenzione: un Servizio sanitario regionale che rimane «ospedalocentrico».   

Purtroppo nella vicenda della Lombardia si consuma una partita che non è solo regionale: Il modello lombardo rischia di presentarsi come una “buona pratica” da riprodurre/duplicare in prospettiva in tutte le Regioni. Un modello di “sistema” rivendicato come migliore, efficiente sin dal ‘97 come un laboratorio di esperimenti mercantisti dove, le scelte che lo sostengono, sono basate sulla privatizzazione dei servizi socio-sanitari e sullo smantellamento dei presidi territoriali pubblici. Dal 2015 La proliferazione dell’offerta privata è impressionante, anche nel territorio, raggiungendo la “maggioranza” rispetto a quella pubblica in interi settori assistenziali sanitari e sociosanitari. Il finanziamento pubblico scorre verso i privati con un flusso incontrollato raggiungendo la metà del Fondo Sanitario Regionale.

Per quanto riguarda l’Autonomia differenziata, in una intervista al Mattino di Padova (10 gennaio 2022), Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari regionali e le Autonomie, conferma l’ipotesi di un doppio binario. Una corsia preferenziale per Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.  La legge quadro, che dovrebbe dare una cornice entro cui regolare le richieste di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, in modo da tenere conto dei principi di solidarietà e di perequazione, sarà completata, dice, nel mese di gennaio; per poi essere calendarizzata dal Parlamento.

In Lombardia, si sommano quindi le richieste di ulteriori competenze e funzioni ad una riforma sanitaria che va nella direzione di una destrutturazione del servizio sanitario pubblico trovando sponde sempre più agevoli nei progetti di legge governativi, tra cui la cosiddetta legge sulla concorrenza in discussione al Senato.

 Al momento, sono state avviate due raccolte firme relative a due petizioni.  La prima, 𝐍𝐨 𝐚𝐥𝐥'𝐚𝐭𝐭𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 "𝐫𝐞𝐠𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢𝐬𝐦𝐨 𝐝𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐭𝐨" 𝐢𝐧 𝐋𝐨𝐦𝐛𝐚𝐫𝐝𝐢𝐚 ha l’obiettivo di informare l’opinione pubblica sul percorso di attuazione del regionalismo differenziato, con la richiesta di revoca dell’Accordo preliminare del 2018.  La seconda chiede che il Ministro della salute blocchi la non riforma sanitaria della Lombardia.

Sempre nel mese di gennaio, è scesa in campo anche AIS Associazione Italiana di Sociologia con una presa di posizione fortemente critica: con l’autonomia differenziata, dice,  c’è un disegno profondamente asimmetrico e potenzialmente disgregante dell’unità nazionale e del nostro Servizio Sanitario Nazionale. La sanità si configura oggi come un assemblaggio incoerente di sistemi sanitari regionali. I piani di rientro regionali in Sanità si sono tradotti nella riduzione delle prestazioni diagnostiche e terapeutiche erogate dalla sanità pubblica.

Inoltre la progressiva riduzione delle risorse umane, condizione presente da anni, ha aggravato la situazione nelle strutture pubbliche, chiamate a far fronte alla pandemia da COVID-19, senza un supporto preventivo dell’assistenza territoriale, dando spazio ad una incontrollata espansione di strutture private*

In questa fase del lavoro, il gruppo ha come obiettivi, da un lato quello di segnalare e approfondire gli elementi profondamente carenti o, meglio, scotomizzati della nuova legge regionale (es. organizzazione della prevenzione - vedi case della comunità-, chiarezza e controllo del rapporto pubblico-privato, modalità di accreditamento), dall’altro valutare gli eventuali elementi di incostituzionalità della Legge 22 grazie alla consulenza di amministrativisti e costituzionalisti che hanno dato la loro disponibilità a costituire un tavolo di confronto. Insieme ai consulenti è in programma, nel prossimo mese, un incontro tra le diverse realtà associative e politiche, impegnate da mesi al contrasto di una legge sanitaria regionale che mina profondamente lo sviluppo di un servizio sanitario pubblico e universale.

*https://www.ais-sociologia.it/wp-content/uploads/2022/01/AIS-MANIFESTO-REGIONALISMO.pdf