Le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità secondo il PNRR. Queste le indicazioni. Sarà veramente così?

 

Il PNRR prevede, a livello nazionale, lo sviluppo dell’assistenza territoriale attraverso la realizzazione di 1.350 Case della comunità.

Si tratta di una forma evoluta delle Case della salute (nate nel 2007) destinata a diventare lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti sul territorio, in particolare ai malati cronici. Costituisce un punto di riferimento continuativo per tutta la popolazione, anche attraverso un’infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica, e ha il fine di garantire la promozione, la prevenzione della salute e la presa in carico della comunità di riferimento. All’interno delle Case della comunità saranno presenti, fra l’altro, il punto unico di accesso (PUA), le unità per le valutazioni multidimensionali, i servizi dedicati alla tutela della salute della donna, del bambino e dei nuclei familiari. Potranno essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziane e fragili, variamente organizzati a seconda delle caratteristiche della comunità specifica. E’ prevista la presenza degli assistenti sociali, a garanzia di una più forte integrazione con la componente sociale.

La Casa della Comunità è il luogo fisico di prossimità e di facile individuazione dove la comunità può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria. La CdC promuove un modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare attraverso équipe territoriali. Costituisce la sede privilegiata per la progettazione e l’erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale.

Standard:

- almeno 1 Casa della Comunità hub ogni 40.000-50.000 abitanti;

- Case della Comunità spoke e ambulatori di Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta tenendo conto delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio al fine di favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali. Tutte le aggregazioni dei MMG e PLS (AFT e UCCP) sono ricomprese nelle Case della Comunità avendone in esse la sede fisica oppure a queste collegate funzionalmente;

- almeno 1 Infermiere di Famiglia e Comunità ogni 2.000 - 3.000 abitanti.

Altra struttura prevista nel PNRR è l’Ospedale di Comunità, una struttura della rete territoriale a ricovero breve, destinata a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata. Lo sviluppo delle cosiddette ‘cure intermedie’ dovrebbe avvenire attraverso la realizzazione di 400 Ospedali di comunità, dotati di norma di 20 posti letto (fino ad un massimo di 40) con gestione prevalentemente infermieristica. Tale struttura contribuisce a una maggiore appropriatezza delle cure, determinando una riduzione di accessi impropri ai servizi sanitari come al pronto soccorso o al ricovero ospedaliero o alle prestazioni specialistiche. L’Ospedale di comunità, che afferisce alla rete di offerta dell’Assistenza Territoriale, può anche facilitare la transizione dei pazienti dalle strutture ospedaliere per acuti al proprio domicilio, consentendo alle famiglie di avere il tempo necessario per adeguare l’ambiente domestico e renderlo più adatto alle esigenze di cura, inoltre svolge una funzione intermedia tra il ricovero ospedaliero e il domicilio, favorendo dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio.

Standard:

- almeno 1 Ospedale di Comunità dotato di 20 posti letto ogni 50.000 - 100.000 abitanti.

- 0,4 posti letto per 1000 abitanti da attuarsi in modo progressivo secondo la programmazione regionale.

Standard minimo di personale per 1 Ospedale di Comunità dotato di 20 posti letto:

- 9 infermieri, 6 operatori sociosanitari e un medico per almeno 4 ore al giorno 7 giorni su 7.